"Ogni epoca segna la seguente" di Matthieu Humery e Andrew Cowan
Quattrocentosette immagini, prodotte tra il 1910 e il 1979, presentate in ordine cronologico e organizzate per decenni, illustrano gli uomini, le donne, i momenti storici, la vita quotidiana, i sogni e le tragedie del xx secolo.
Consulente fotografia, Pinault Collection / Consulente storico "CHRONORAMA"
[…]
Quattrocentosette immagini, prodotte tra il 1910 e il 1979, presentate in ordine cronologico e organizzate per decenni, illustrano gli uomini, le donne, i momenti storici, la vita quotidiana, i sogni e le tragedie del xx secolo. Questa retrospettiva, questo “CHRONORAMA”, è altresì un invito all’introspezione rivolto a un Occidente che non solo ha riconosciuto il potere dell’immagine, ma ha persino inventato un proprio linguaggio. Se il xix secolo è stato l’ultimo baluardo della civiltà di cui è portatrice la parola scritta, il xx è presto divenuto il secolo dell’immagine. Così, tempo e immagini sono diventati inseparabili.
Questi frammenti del passato provengono da una fonte straordinaria e incredibilmente ricca: l’archivio Condé Nast, parzialmente acquisito dalla Pinault Collection nel 2021. Attualmente Condé Nast, uno dei più grandi gruppi editoriali del mondo, possiede venticinque testate, tra cui le storiche riviste “Vogue”, “Vanity Fair”, “House & Garden” e il “New Yorker”.
[...]
Negli anni Trenta fu tra i primi a utilizzare le fotografie a colori per le sue riviste e ad adottare un nuovo approccio nei confronti della pubblicità, rivoluzionando di fatto la stampa internazionale sotto molti aspetti. La stretta collaborazione con gli artisti dell’epoca, stabilita fin dagli esordi del suo impero, è un elemento fondante dell’identità del gruppo editoriale e ha permesso l’emergere di alcuni dei più grandi talenti del XX secolo.
Ciò che rende inestimabile questo archivio è la qualità delle opere in esso conservate. Molti dei più grandi fotografi del secolo hanno esordito con Condé Nast prima di riuscire a esporre le proprie opere ed essere riconosciuti come figure chiave nel mondo dell’arte. I loro primi scatti sono apparsi nelle pagine delle riviste: immagini effimere, rimpiazzate ogni settimana a un ritmo frenetico con l’uscita di un nuovo numero. Tuttavia il mezzo di diffusione non incideva affatto sulla qualità del prodotto fotografico e lo vediamo soprattutto nel lavoro dei fotografi della prima metà del XX secolo, come Maurice Goldberg e Edward Steichen. Nonostante le fotografie fossero destinate a comparire nelle riviste, le immagini prodotte erano trattate come opere d’arte a pieno titolo. Molti degli scatti sono dunque montati su un supporto o stampati e firmati con cura dagli autori, come si fa di solito con un’opera d’arte. È così che una foto come Cuzco Children, scattata da Irving Penn nel 1948, è stata prima pubblicata da «Vogue» nel 1962 e poi esposta alla Marlborough Gallery di Londra nel 1977. Oggi questo doppio ritratto è considerato uno dei capolavori del fotografo statunitense.
È questo lo scopo di “CHRONORAMA”: esporre delle opere d’arte a pieno titolo, a prescindere dal fatto che siano state originariamente concepite come supporti visivi per articoli e riviste.
Le riviste a loro volta adottarono e promossero questo nuovo genere di immagine, che presto soppiantò le illustrazioni. Le fotografie che si trovano nell’archivio Condé Nast sono quelle che i fotografi inviavano alle redazioni di Parigi, Londra e New York. Lo scopo di questi scatti non era di esistere come entità a sé stanti, ma piuttosto di veicolare un’immagine che doveva poi comparire in una rivista. Le fotografie erano accompagnate da un testo che le descriveva oppure venivano utilizzate come corredo di un articolo o di una pubblicità. È perciò impossibile negare la connessione fondamentale tra la rivista stampata e la creazione di questi oggetti fotografici.
[...]
Questa mostra racconta la storia del XX secolo vista attraverso l’obiettivo di oltre centottancinque fotografi e artisti, dai più illustri — come il barone Adolf de Meyer, Margaret Bourke-White, Edward Steichen, George Hoyningen-Huene, Horst P. Horst, Lee Miller, Diane Arbus, Irving Penn, Cecil Beaton e Helmut Newton — a quelli meno noti al grande pubblico. Oltre ai ritratti delle star di cinema e teatro e dei personaggi più illustri del secolo, troviamo anche fotografie di moda, reportage, architettura, still life e fotografia documentaristica. All’interno di questo mosaico visivo si collocano sia rinomati capolavori dell’arte fotografica sia immagini sinora inedite. Questi tesori di carta patinata rappresentano una visione storica specifica e inevitabilmente soggettiva, poiché raffigurano l’élite culturale e finanziaria del mondo occidentale.
[...]
Questo viaggio, che ci permetterà di osservare il declino dell’illustrazione a vantaggio della fotografia, ripercorre inoltre l’evoluzione del senso estetico nel tempo. Infatti, che si tratti di cambiamenti di gusto nel campo della moda, dell’architettura, del design o delle rivoluzioni in campo artistico, queste mutazioni si percepiscono chiaramente in tutte le opere in mostra. Il Cubismo ha influenzato i costumi e il guardaroba dell’alta società europea, il Neoclassicismo sviluppatosi tra le due guerre mondiali è evidente nel ritorno al corsetto per enfatizzare la figura femminile, l’Art Déco si trova ovunque, soprattutto nell’architettura delle grandi capitali, mentre foulard e minigonne colorati sono espressione della liberazione sessuale della fine degli anni Sessanta. Le riviste rendono visibile lo spirito dei tempi agendo come catalizzatrici del senso estetico del momento, siano esse di avanguardia o semplicemente “in”.
[...]
Alle alterazioni dell’immagine a scopo estetico si aggiungono poi le alterazioni della fotografia stessa in quanto oggetto materiale. Graffi, pieghe, macchie, parti mancanti oppure il retro di una stampa divenuto ormai un guazzabuglio di timbri, segni e annotazioni: frutto della manipolazione richiesta dalla pubblicazione, da essi scaturisce la valenza storica di queste opere. Sono le stimmate della loro circolazione, i segni del tempo che sono cicatrici e al contempo condizioni essenziali per il loro riconoscimento. In fin dei conti, ciò che ci troviamo a osservare non è solo un’immagine, ma anche un’impronta che reca in sé il proprio vissuto, come la pelle mostra i segni delle nostre storie individuali. Queste fotografie, prodotte all’interno di un contesto ben preciso e rimaneggiate per dare loro nuova vita, trovano una varietà di usi alternativi, di significati nuovi. Potrebbero persino essere riproposte in altri contesti in seguito a ulteriori manipolazioni. La stampa passa di mano in mano, si rovina, si consuma, ma l’immagine perdura e si diffonde. La sua presenza materiale si affievolisce con il crescere della sua essenza immateriale. Questo particolare processo fa già parte del consumismo mentale tipico dei nostri tempi, in cui le fotografie possono essere del tutto scisse dalla loro forma fisica. Oggigiorno la fotografia sembra essere sul punto di perfezionare un processo di estrema democratizzazione che la rende accessibile, immediata e gratuita, e in cui la collusione tra immagine e osservatore è tutto.
Questa mostra ci permette di rivivere quella che potremmo definire l’età d’oro della fotografia come forma d’arte. In un’epoca in cui ogni minuto vengono creati milioni di immagini, condivise poi all’istante, “CHRONORAMA” riveste un ruolo di grande importanza, un ruolo di trasmissione all’attuale e alle future generazioni. La mostra presentata dalla Pinault Collection è incentrata sulla prolificità della cultura fotografica del secolo scorso, prima dell’avvento della tecnologia digitale. Attraverso la condivisione di questo immaginario collettivo, la mostra rende eterne e in alcuni casi offre una seconda vita alle opere, che tornano a essere pubblicate, esibite e correlate con altre immagini. L’esumazione di queste fotografie dall’archivio ha aggiunto un nuovo capitolo alla loro storia, permettendo al contempo alle nuove generazioni di avvicinarsi a questo mezzo nella sua fisicità di oggetto estetico, di strumento comunicativo o persino di narratore.
[…]
L’archivio Condé Nast è una capsula del tempo che custodiamo tutt’ora; lo scopo di “CHRONORAMA” è di offrire una panoramica definitiva, una carrellata di uomini e donne nel fiore degli anni che presto potranno essere ricordati solo tramite le immagini, poiché i loro contemporanei e testimoni saranno tutti svaniti, in silenzio, con il passare degli anni.
Matthieu Humery e Andrew Cowan
Estratti del catalogo della mostra “CHRONORAMA”