"L’immaginale" di Chiara Vecchiarelli

Pierre Huyghe, Liminal, 2024 – ongoing. Courtesy the artist and Galerie Chantal Crousel, Marian Goodman Gallery, Hauser & Wirth, Esther Schipper, and TARO NASU © Pierre Huyghe
Chiudi UUmwelt – Annlee, 2018-2024. Deep image reconstruction, generated in real time, face recognition, sensors, brain waves sound © Kamitani Lab / Kyoto University and ATR Installation view, Pierre Huyghe, Liminal, Punta della Dogana, Venice, 2024 Courtesy of the artist, Galerie Chantal Crousel, Marian Goodman Gallery, Hauser & Wirth, Esther Schipper and Taro Nasu. Photo credit: Ola Rindal
Articolo
18.05.24

"L’immaginale" di Chiara Vecchiarelli

"Nell’opera di Pierre Huyghe dei mondi emergono [...]. Queste opere non si situano in uno spazio e in un tempo già presupposti, esse creano il loro proprio spazio e il loro proprio tempo, che pongono come condizioni di possibilità di un luogo d’esistenza che fa mondo pur rimanendo senza nome."

Tempo di lettura
2 min
Da Chiara Vecchiarelli,
Filosofa, curatrice e autrice del saggio del catalogo "Liminal"

L’IMMAGINALE

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Nell’opera di Pierre Huyghe dei mondi emergono in cui si viene a essere una realtà affatto singolare: la realtà della relazione intesa come anteriore ai termini ch’essa connette; anteriore tanto all’oggetto quanto al soggetto, al passato e al futuro, in un’anteriorità logica che costituisce il presente dell’opera. Perché è precisamente al presente che si declina la realtà di un’opera quale quella di Huyghe che non si trova mai nel successivo della pura rappresentazione e che riesce, in ciascuna delle sue occorrenze — o “appariscenze” (apparaissances) secondo l’espressione dell’artista — a produrre l’occasione sempre rinnovata di essere altrimenti che secondo la sostanza di una realtà compiuta una volta per tutte. Queste opere non si situano in uno spazio e in un tempo già presupposti, esse creano il loro proprio spazio e il loro proprio tempo, che pongono come condizioni di possibilità di un luogo d’esistenza che fa mondo pur rimanendo senza nome. Se tali mondi fanno appello alla nostra capacità di nominare, è perché aspirano alla dimensione d’intelligibilità che si apre nel nuovo nome. Tale dimensione appare quando la realtà cessa di rispondere ai nomi già disponibili, a tal punto carichi di significazione da finire col mascherare le trasformazioni in atto nella realtà che avevano la pretesa di nominare.

Sia dunque l’immaginale.

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Cambrian Explosion 19, 2013. Aquarium, horseshoe, arrow crabs, anemones, sand, floating rock Tank: 101 x 220 x 190 cm Base: 73 x 220 x 190 cm Courtesy of the artist and Hauser & Wirth Installation view, Pierre Huyghe, Liminal, Punta della Dogana, Venice, 2024 Photo credit: Ola Rindal
Chiudi Cambrian Explosion 19, 2013. Aquarium, horseshoe, arrow crabs, anemones, sand, floating rock Tank: 101 x 220 x 190 cm Base: 73 x 220 x 190 cm Courtesy of the artist and Hauser & Wirth Installation view, Pierre Huyghe, Liminal, Punta della Dogana, Venice, 2024 Photo credit: Ola Rindal

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L’immaginale conosce dunque lo spazio dei corpi ma non vi si riduce, possiede un’esistenza mentale senza però coincidere con l’intelletto. Non è limitato dai vincoli del tempo cronologico, né da quelli dello spazio fisico. Esso non è essenzialmente localizzato nel tempo e nello spazio. L’immaginale è una certa disposizione cronotopologica che non corrisponde né allo schema dell’immanenza né a quello della trascendenza. Quando si àncora, spazialmente e temporalmente, il suo proprio consiste nel tendere verso l’improprio, verso un oltrepassamento, verso un possibile travalicamento.

Perché l’immaginale? Due diversi immaginali vengono a comporre questa nozione attraverso la quale diventa possibile pensare il modo d’essere che si espone nelle opere di Pierre Huyghe.

 

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Chiara Vecchiarelli
Estratti del catalogo della mostra "Liminal"