I partecipanti al progetto di mediazione culturale Altri Sguardi, rivolto a persone rifugiate e migranti, incontrano il pubblico di Icônes e presentano la loro interpretazione personale di alcune opere attualmente esposte a Punta della Dogana.
Dopo esser stati individuati tramite un'open call di Palazzo Grassi - Punta della Dogana, i partecipanti sono stati invitati a sviluppare capacità specifiche di mediazione e interpretazione.
I mediatori che quest’anno incontreranno i visitatori della mostra “Icônes” sono: Prince Michael Alakija (Nigeria), Moustaou Arouna (Togo), Messouho Coulibaly (Costa d’Avorio), Evgeniia Liubova (Russia), Sakina Mohammadi (Afghanistan), Wazir Muneer Mohammed Saeed Munassar (Yemen), Lot Wilbroad Mutiti (Uganda), Leidy Pineda Gil (Repubblica Dominicana), Hussain Rezai (Afghanistan), Zorica Stojkovic (ex-Jugoslavia, attuale Serbia), Elena Tikhomirova (Russia), Pacôme Tiomena (Camerun), Abd Ullah (Pakistan).
Dai fili d’oro che uniscono cielo e terra in “Tteia”di Lygia Pape a “Mothabeng”, la capanna di fango e aromi di Dineo Seshee Bopape, passando per i quadri e lo specchio semi coperto di tessuti “Untitled (Mirror)” di David Hammons, le casette di cera del “Un villlage sans frontières” di Chen Zhen, oppure la cascata di colori e luce che ravvivano gli specchi dell’opera “To Breathe – Venice” di Kimsooja, sino al cotone sbiadito dal sole negli scatti di Dayanita Singh della serie “Time measures”, la bandiera di capelli scuri che sventola presso la sepoltura di Édouard Glissant in “Ombre indigène” di Edith Dekyndt, le sperimentazioni bianche di Robert Ryman e l’“Antropologia do Negro I and II” di Paulo Nazareth.
Altri Sguardi rientra nella serie di iniziative e incontri di Palazzo Grassi dedicati al tema delle migrazioni.