Un progetto per la preservazione del patrimonio: Strappi
Attraverso queste pitture murali viene raccontato al pubblico un capitolo finora inedito della storia del Palazzo, ricordando quanto questo spazio divenuto istituzionale, pur nella diversità delle proprietà che si sono susseguite, da più di settant’anni operi come cantiere antico e contemporaneo.
Negli anni Cinquanta del Novecento a Palazzo Grassi, per ornare le pareti dell’atrio piccolo, vengono portati tre affreschi provenienti da Villa Colleoni Capigliata di Calusco d’Adda.
I dipinti murali vengono acquistati dalla famiglia dell’imprenditore Franco Marinotti sul mercato antiquario, e sono di paternità dell’artista comasco Carlo Innocenzo Carloni, noto collaboratore di Giulio Quaglio, che ha lavorato tra Venezia, Udine, Lubiana e Vienna. Le opere datano intorno alla metà del Settecento circa – tra il 1740 e il 1745 – e decoravano la villa prima che questa cadesse in rovina e gli affreschi venissero strappati per ragioni di cattiva conservazione.
I soggetti dei tre dipinti murari si basano su alcuni episodi della vita di Bartolomeo Colleoni, capitano di ventura bergamasco e condottiero della Repubblica di Venezia, che raffigurano rispettivamente: l’imperatore Federico III ricevere da Colleoni un salvacondotto per recarsi a Roma, Colleoni ottenere dal Doge il bastone del comando, e infine Colleoni a udienza da Papa Paolo II che gli affida l’incarico di combattere i Turchi.
Nel 1951 Palazzo Grassi ospita per la prima volta uno spazio espositivo, diventando sede del Centro Internazionale delle Arti e del Costume sotto la guida di Marinotti, di cui l’acquisizione delle opere murarie di Carlo Innocenzo Carloni fa parte del progetto di valorizzazione dell’immobile intrapreso insieme ad altre modifiche come quella della ripavimentazione marmorea dell’atrio e della commissione del velario in sfere di vetro di Murano alla fabbrica Venini.
Dopo diversi anni, a partire dal 2020, Palazzo Grassi promuove una campagna di restauro su due degli affreschi posseduti, per poterli nuovamente esporre al pubblico nello spazio che inizialmente era stato loro dedicato: l’atrio piccolo del palazzo. Attraverso queste pitture murali viene raccontato al pubblico un capitolo finora inedito della storia del Palazzo, ricordando quanto questo spazio divenuto istituzionale, pur nella diversità delle proprietà che si sono susseguite, da più di settant’anni operi come cantiere antico – l’edificio – e contemporaneo – le sue mostre e le sue collezioni – ma anche come luogo di operazioni artistiche che testimoniano la storia delle arti, del gusto e del collezionismo e con la sensibilità del tempo.
Il desiderio di mettere in scena, nelle sale dell’ultimo piano, le operazioni di restauro, operato da Martina Serafin, Paolo Roma e Laura Ruggieri di Seres Srl e Mauve Srl, di un corpo di lavori settecenteschi rinnova un’opera per scoprirla intimamente e così facendo interroga la natura identitaria del museo a partire dalla sua storia, costruita in primis dalle opere d’arte.
La volontà di rendere partecipi i visitatori del museo in tutte le fasi del recupero degli affreschi, esibendo la minuziosa tecnica del restauro, vuole riflettere sul tempo dell’immagine e la sua trasmissione, di cui i dipinti murari di Carloni sono strumento e testimonianza. In questa mostra in due atti è stata offerta l’occasione dapprima di un approccio visivo diretto al lavoro di scoperta e di studio da parte dei restauratori e successivamente della parte che ha riguardato le integrazioni cromatiche, una volta che sono stati appesi alle pareti dell’atrio piccolo.
Palazzo Grassi ha voluto dare una visione d’insieme coerente, chiamando lo studio di design Zaven a studiare l’allestimento del cantiere in ogni sua forma: dall’abbigliamento tecnico degli addetti ai lavori – a cura dell’Atelier Anthony Knight – alla scelta dei materiali.
L’iniziativa ha innescato, al contempo, la necessità di una documentazione storicoartistica intorno agli affreschi e alle loro vicende collezionistiche, che è stata curata da Stefano Colombo e che, insieme al rapporto di restauro, sono stati presentati al pubblico durante un incontro aperto che si è tenuto al Teatrino di Palazzo Grassi, in occasione del quale è stato condiviso anche il documentario realizzato da Maco Film (18’) che segue tutto il progetto in ogni sua tappa.
Strappi: un cantiere di restauro a scena aperta a Palazzo Grassi
Incontro sul recupero degli affreschi di Carlo Innocenzo Carloni a Palazzo Grassi