Marlene Dumas: un podcast per scoprire la sua vita e la sua mostra a Palazzo Grassi
In occasione della grande mostra personale di Marlene Dumas presentata nel 2022, Palazzo Grassi ha prodotto con Chora Media "Una specie di tenerezza. Marlene Dumas fra parole e immagini", un podcast che indaga la storia dell’artista e l’allestimento della mostra “open-end”.
In occasione della grande mostra personale di Marlene Dumas presentata nel 2022, Palazzo Grassi ha prodotto con Chora Media "Una specie di tenerezza. Marlene Dumas fra parole e immagini", un podcast che indaga la storia dell’artista e l’allestimento della mostra “open-end” per mezzo delle sue parole e delle testimonianze di alcuni importanti ospiti.
A cura di Ivan Carozzi, autore e scrittore, il progetto coinvolge numerose figure del panorama culturale internazionale – la filosofa Adriana Cavarero, il Premio Strega Walter Siti, le scrittrici Olivia Laing e Marlene van Niekerk, gli storici dell’arte Donatien Grau ed Elisabeth Lebovici, la curatrice Caroline Bourgeois e lo staff di Palazzo Grassi – chiamate a comporre un racconto corale sui temi e sull’universo artistico di Marlene Dumas: prostituzione, colpa e innocenza, mascolinità e corpo femminile, violenza e tenerezza. Non manca poi uno sguardo laterale alle icone della devozione laica dell’artista sudafricana che approda all’indagine intima e inedita di volti noti della storia recente, da Charles Baudelaire ad Amy Winehouse.
Questo progetto editoriale inedito è volto a far conoscere da vicino il mondo dell’artista in modo autonomo, nell’ambito dell’attività di accessibilità e approfondimento scientifico di Palazzo Grassi, proponendosi come un prodotto audio inclusivo pensato per essere fruibile da tutto il pubblico italiano e internazionale.
È possibile ascoltare gratuitamente il podcast, in due puntate per ogni lingua proposta – italiano, francese e inglese – sulle piattaforme su Spreaker, Spotify o Apple.
Un docente di Marlene Dumas a Cape Town, una volta, disse di apprezzare nell’ex allieva il «modo spaventosamente libero di guardare, chiedere, indicare, interrogare, deridere, rischiare e scherzare».
Da un emisfero all’altro. Vita e storie di Marlene Dumas
Nel primo episodio si ripercorrono le vicende biografiche dell’artista, dall’infanzia fino all’essere considerata una delle artiste più influenti nel panorama artistico contemporaneo. Marlene Dumas racconta alcuni aneddoti su come sia stato intenso crescere nella seconda metà del Novecento nella zona di Kuils River, una regione semirurale a venticinque chilometri da Cape Town, nella Sudafrica dell’apartheid.
Quando ho finito di studiare all’università di Cape Town ho fatto domanda per alcune borse di studio e ne ho ottenuta una di due anni per studiare arte all’estero. In quel momento tutti quelli che si occupavano di arte moderna pensavano che il posto più interessante fosse New York. Io però non mi sentivo pronta per andarci, anzi se devo essere sincera io avevo paura di andare a New York, avevo paura del mondo dell’arte newyorkese perché non ero ancora sicura di quello che volevo fare; quindi ho pensato di cominciare dall’Europa e che, con la mia vicinanza con la lingua olandese, mi sarei sentita più a mio agio in Olanda.
A ventitré anni si trasferisce ad Amsterdam, dove tutt’ora vive e lavora, e si ritrova catapultata in una città che sta diventando un luogo in cui regnano la libertà e la sperimentazione, frequentato dagli hippies di ogni parte del mondo. Negli anni Settanta Amsterdam è il Magish Centrum, il centro magico d’Europa.
A venticinque anni l’artista inizia a esporre allo Stedelijk Museum di Amsterdam, mentre nel 1982 partecipa alla mostra Documenta di Kassel in Germania, ma nel 1984 il nome di Marlene Dumas è ancora poco conosciuto.
Viene invitata in Australia, alla Biennale di Sidney, dove espone accanto a Mike Kelley, artista americano, e al tedesco Anselm Kiefer. Mentre ai due colleghi vengono concessi grandi spazi, a lei viene assegnata un’area più piccola, cosa che la spinge, dice la stessa Marlene Dumas, a impegnarsi e a competere con più determinazione.
open-end. Marlene Dumas à Venise
Il secondo episodio si concentra particolar modo sul percorso delle opere selezionate per far parte della mostra “open-end” fino a Venezia, attraverso i racconti di chi ha contribuito all’allestimento dell’esposizione a Palazzo Grassi. Introducendo figure professioniste che lavorano all’interno di Palazzo Grassi si scopre, grazie alle loro parole, quali sono i meccanismi che si celano dietro alla preparazione di una mostra. Così Marco Ferraris, responsabile dell’ufficio mostre a Palazzo Grassi – Punta della Dogana, spiega di che cosa si occupa:
“Fondamentalmente siamo quel gruppo di lavoro che cerca di tradurre il più fedelmente possibile quelle che sono le esigenze dell'artista nel produrre la sua opera e, se sono quadri, nel poterli esporre nel miglior modo a livello di illuminazione e di spazio. In qualche modo restiamo coloro che devono riuscire a entrare nell'ossessione di ogni artista. Ogni artista è diverso, e ha un’ossessione diversa, quindi dobbiamo cercare di pensare in quella specifica prospettiva e trovare le persone giuste con cui collaborare.”
Uno degli aspetti della produzione di Marlene Dumas è l’interesse per i personaggi della letteratura e per i loro volti, ne è un esempio l’omonimo ritratto dal volto accigliato del 2012 di Pier Paolo Pasolini.
“Devo ammettere che Pasolini era un uomo molto attraente. Non ricordo con esattezza quando sono diventata una sua fan, però mi ricordo ancora di quando ho fatto l’autostop fino a Parigi per andare a vedere il suo film Salò. E l’ho visto in italiano con i sottotitoli in francese, quindi non riuscivo a capire nulla, guardavo solo le immagini. Di Pasolini mi interessavano i suoi legami con la politica, con la religione e con il sacro; e poi, in Mamma Roma c’era il rapporto madre-figlio. Ho sempre pensato che fosse meraviglioso poter trovare, nei suoi film, storie d’amore di diversi tipi.”