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Palazzo Grassi

LA COLLEZIONE FRANÇOIS PINAULT, UNA SELEZIONE POST-POP

Chiudi Christopher Wool, 'Untitled (Black Book Drawing)', 1989, Installation view at Palazzo Grassi, 2006. ph: Santi Caleca © Christopher Wool

I 18 artisti contemporanei presentati incarnano, ciascuno a suo modo, una dinamica riattualizzazione della corrente Pop Art. Attraverso i miti della nostra società consumistica e della comunicazione di massa, gli artisti si soffermano a riflettere sulla nostra identità individuale, storica e geografica.

Il mito dell’American way of life viene smantellato con ironia e violenza dagli artisti americani. Vi si ritrovano le icone consumistiche di Jeff Koons, le innovazioni tecniche e spaziali di Charles Ray, le inquietanti problematiche sessuali di Paul McCarthy o ancora la sconcertante e sottile riflessione razziale e sociale di David Hammons. La cultura hollywoodiana è al centro dell’opera acrilica di Ed Ruscha, artista simbolo di Los Angeles; pervade anche la violenza dei testi e dei disegni di Raymond PettibonChristopher Wool, attraverso un insieme di 22 dipinti «parole», ci propone un’esperienza sensoriale, affascinante e provocante.

La mostra ha presentato tre dei maggiori protagonisti della generazione dei Young British Artists. Radicata nella banalità del quotidiano, l’opera di Sarah Lucas rompe con humour i tabù sessuali e machisti della nostra società. Al tempo stesso aggressivi e trasgressivi, i fratelli Chapman mettono in parallelo una visione grottesca della nostra sessualità e il caos frenetico della guerra. Seguiva la sala dedicata alle provocatorie, scioccanti e allo stesso tempo sorprendenti opere “in vetrina” di Damien Hirst, che chiudono il percorso YBA aprendo un contatto con la fotografia dell’artista tedesco Andreas Gursky, dove si rispecchia la società consumistica, viene trasfigurato il feticismo delle merci, in cui massa e architettura si fondono, come l’organico e inorganico di Damien Hirst, quasi come se non esistesse più alcuna differenza tra loro.

Le sculture sproporzionate di silicone e di acciaio dell’artista tedesco Thomas Schütte esplorano il rapporto conflittuale tra l’individuo e il suo ambiente architettonico e urbano. Nello stesso modo, Inochi, seducente e maldestro eroe di Takashi Murakami, fa sprofondare il visitatore in un’adolescenza brutale e solitaria.

Il percorso espositivo presentava infine due opere emblematiche dell’artista polacco Piotr Uklanski e dell’artista italiano Maurizio Cattelan, riferimenti di stupefacente candore a cupe pagine della nostra storia. Queste due opere riassumevano perfettamente una selezione che, tra tragedia e humour, costringeva il visitatore a rimettere in causa il proprio patrimonio visivo e culturale.

Mostra a cura di Alison M. Gingeras